COLDIRETTI LAZIO, RIPRESA NEL SETTORE CASTAGNE

Ott 26, 2015 | Economia | 0 commenti

Torna a crescere la produzione di castagne Made in Italy, con un aumento stimato in media del 20% rispetto a un 2014 che aveva fatto segnare il minimo storico, per effetto degli attacchi del cinipide, il parassita cinese che fa seccare gli alberi e ha provocato nei boschi italiani una vera strage. Dopo anni drammatici che ne avevano fatto temere la scomparsa, quest’anno si festeggia una storica rinascita di quello che Giovanni Pascoli chiamava l’italico albero del pane, simbolo dell’autunno nei libri scolastici di molteplici generazioni di giovani scolari.

Un trend nazionale che trova riscontro anche nel Lazio che, con una produzione media di circa 80.000 quintali l’anno per un valore che supera i 13 milioni di Euro, si colloca in quinta posizione a livello nazionale per superficie investita a castagno da frutto. Si tratta di 5650 ha, poco più del 7% della superficie nazionale, ripartiti in poco più di 6000 aziende che rappresentano un’ incidenza sul dato nazionale del 9%.

Coldiretti Lazio stima che, dopo un 2014 nero, anche nel Lazio si dovrebbe tornare ai livelli medi di produzione registrati negli anni passati con conseguente ristoro anche in termini di prezzi e quindi di valore aggiunto.

Ciò anche in ragione della importante lotta biologica condotta dalla Regione al cinipide attraverso i lanci del suo nemico naturale, il parassitoide Torymus Sinensis, che ha dato risultati positivi nei castagneti del territorio laziale. Infatti i rilasci del parassita Torymus Sinensis effettuati nel 2015 hanno interessato 61 territori comunali (7 nella provincia di Frosinone, 5 nella provincia di Latina, 18 nella provincia di Rieti, 16 nella provincia di Roma, 15 nella provincia di Viterbo) per un numero complessivo di 113 lanci, di cui 100 acquistati con un fondo regionale di 12.500 euro, e 13 utilizzando per la prima volta il Torymus Sinensis prodotto nel Centro di Moltiplicazione di Caprarola. In aggiunta ai lanci acquistati dalla Regione Lazio, sono stati effettuati ulteriori 172 lanci acquistati privatamente dagli enti locali e dalle associazioni.

Tuttavia – afferma Coldiretti Lazio- affinché le stime diventino realtà non può essere abbassata la guardia sia sulla lotta al parassita cinipide che nel nostro territorio ha condotto alla dichiarazione dello stato di calamità proprio nel mese di settembre e ad importanti indennizzi dovuti ai produttori , sia sul lato delle misure di sviluppo da attuare attraverso il prossimo Piano di Sviluppo Rurale 2014/2020 che conterrà un sistema integrato di misure completamente dedicate alla tutela dei territori castanicoli, al supporto dei redditi dei produttori e al rilancio del settore Il Lazio è la seconda Regione italiana produttrice di castagne di qualità.

Pertanto, – continua Coldiretti Lazio- priorità assolute devono essere il coinvolgimento del territorio e la sensibilizzazione dei produttori nel condurre il metodo di lotta biologica rinunciando all’utilizzo nelle coltivazioni di sostanze chimiche.

Nonostante il ritorno delle castagne Made in Italy resta il rischio – continua la Coldiretti Lazio- di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere con le importazioni che nel Lazio ammontano in media a circa 5000 quintali di prodotto per un valore che supera di poco il mezzo milione di Euro che arriva per il 90% nella provincia di Viterbo. Viterbo e il comprensorio dei monti Cimini che rappresentano nel Lazio la metà delle superficie investite (2800 ettari) e del valore medio realizzato ( circa 7 milioni di Euro) con la punta di diamante costituita dalla Castagna di Vallerano DOP. Da qui la richiesta di Coldiretti Lazio di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori.

Da noi le castagne arrivano principalmente da Spagna, Portogallo, Turchia e Slovenia, con le importazioni che nel giro di 2 anni sono quasi triplicate in valore provocando forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori, anche inferiori a 2 euro al kg. Da qui la richiesta di Coldiretti Lazio di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita nel nostro paese. Non sono noti invece i dati relativi alle importazioni di farina di castagne, perché non esiste un codice doganale specifico, ma solo un codice relativo alla farina ottenuta da frutti di diverse tipologie. È necessario introdurre un codice doganale specifico per la farina di castagne, in modo da poterne monitorare i flussi e l’obbligo di etichettatura di origine per i derivati a base di castagne.

Se non si vuole comunque correre il rischio di acquistare, spesso a caro prezzo, caldarroste straniere in vendita nel centro delle città, la Coldiretti del Lazio invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne.

Le castagne, delle quali si conoscono oltre 100 varietà, sono rimaste nelle tradizioni alimentari autunnali degli italiani da consumare in diversi modi:

arrosto (dopo averle incise sul lato bombato metterle in una padella di ferro con il fondo forato e cuocerle o sul fuoco vivo o in forno per circa 30 minuti, dopo la cottura si consiglia di avvolgerle in un canovaccio umido)
lesse (dopo averle lavate accuratamente, cuocerle in abbondante acqua salata per circa 40 minuti)
cotte in latte e zucchero
usate per particolari ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base di carne.

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