La ‘spending review’ subisce un’altra bocciatura in via della Pisana. Questa volta è stato il Consiglio delle Autonomie locali del Lazio, presieduto da Fabio Melilli, a puntare il dito contro le norme relative agli accorpamenti delle province. E domani è prevista una seduta straordinaria del Consiglio regionale dedicata ancora al tema della ‘spending review’. Proprio a quest’ultimo, alla presidente della Regione e ai parlamentari eletti nel Lazio, il Cal trasmetterà un ordine del giorno approvato all’unanimità al termine del dibattito odierno, per invitarli “ad assumere tutte le iniziative ritenute necessarie al fine di modificare e migliorare le norme previste nel D.L. 95/2012”. Inoltre, come indicato nello stesso decreto, sarà proprio il Cal a presentare una proposta articolata per definire i confini territoriali e gli eventuali accorpamenti delle nuove aree provinciali, in base ai parametri specificati nel decreto ma non solo. Alcuni membri del Cal, infatti, hanno annunciato che sono pronti ad elaborare una proposta che vada oltre le indicazioni del Governo Monti, che tenga conto della costituenda Città metropolitana di Roma e che coinvolga nelle scelte direttamente i comuni e le popolazioni interessate.
Al termine del dibattito, cui hanno partecipato numerosi consiglieri, l’assemblea ha dunque approvato all’unanimità un ordine del giorno in cui si definiscono “inaccettabili i tagli operati nei confronti del sistema delle Autonomie locali e regionali che assumono la valenza di tagli lineari più che una effettiva aggressione alle spese superflue, mettendo a rischio l’erogazione dei servizi essenziali, dall’assistenza sociale e sanitaria, agli interventi per la messa in sicurezza degli istituti scolastici e della viabilità, al trasporto pubblico nonché alla manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio degli enti locali”. Il documento critica in particolare i criteri per l’accorpamento delle province, “perché – si legge nel testo – crea di fatto forti sperequazioni tra le singole regioni italiane non tenendo nel debito conto le peculiarità di ognuna di esse”. A tal proposito, l’ordine del giorno richiama il ruolo storico delle province laziali: “Il Lazio – si legge – con i suoi 6 milioni di abitanti, conta appena 4 province oltre all’area della città metropolitana di Roma e non ha contribuito negli ultimi decenni alla proliferazione del numero degli enti intermedi così come accaduto in molte altre regioni italiane. Le province del Lazio esistono infatti da oltre 85 anni e le popolazioni in esse ricomprese condividono culture antichissime che affondano le radici in millenni di storia”.
Il documento, infine, richiama l’articolo 133 della Costituzione: “La riduzione del numero delle province, attraverso il loro accorpamento, non può che essere operata Regione per Regione, con parametri diversi per ogni singola realtà regionale e con un coinvolgimento effettivo delle comunità locali, così come previsto dall’articolo 133 della Costituzione. Solo in questo modo si eviterebbero le evidenti sperequazioni a cui la metodologia adottata dal decreto legge inevitabilmente approderà, consentendo in altre Regioni italiane la sopravvivenza di un numero di province superiore a quello del Lazio ma con dimensioni demografiche e territoriali nettamente inferiori”.
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