ALLA SEBASTIANI “LA ROSA” DELLA LEADERSHIP E LA FINALE DI COPPA ITALIA, MA “LE SPINE” NON MANCANO

Feb 21, 2021 | Basket | 0 commenti

RIETI – La Sebastiani vince a Cassino, conquista l’accesso alla fase finale della Coppa Italia e blinda il primo posto nel proprio mini raggruppamento. Con una sola sconfitta in 12 partite giocate, ci sarebbero tutti i presupposti per esultare. Ma non è propriamente così. L’occasione è propizia per tirare un primo consuntivo di questa stagione di esordio della formazione alla quale il patron, Roberto Pietropaoli, ha restituito – finalmente – l’antico ed originario nome – Sebastiani – anteponendo quel: Real, che la dice lunga sui bellicosi propositi (in senso costruttivo, è ovvio) di restituire la “piccola” città di Rieti agli antichi fasti dello sport dei giganti. L’organizzazione societaria, innanzi tutto, è perfetta. Le opinioni degli addetti ai lavori – Ndoja, Traini, Loschi come, pure, dei tanti procuratori – è esaltante fino al punto che proprio Ndoja più volte ha affermato: “qualche cosa del genere ho potuto apprezzarla soltanto alla Virtus Bologna”. Fatta questa doverosa, oggettiva premessa, è probabile che, in sede di allestimento del roster, la Sebastiani abbia pagato dazio al proprio noviziato. Moretti, il primo direttore sportivo (oggi c’è Domenico Zampolini al suo posto), creò un gruppo che difficilmente avrebbe potuto primeggiare in questa difficile categoria. Nel momento in cui Pietropaoli lo ha compreso, ci ha messo del suo, ha preso in mano le redini della situazione e sono arrivati alle pendici del Terminillo cestisti che farebbero la felicità di ogni squadra di A2: Loschi, Ndoja e Traini su tutti. Successivamente, per riparare la falla lasciata aperta dalla dipartita di Bagnoli sotto canestro, è sopraggiunto Paolo Paci che, però, è ancora fuori condizione ed in ritardo di forma. Casini è stato accantonato e ben difficilmente il gaucho sarà reintegrato in organico. Ad oggi, quindi, la Sebastiani dispone di: tre giocatori – Ndoja, Traini, Loschi – reputati oggettivamente illegali in serie B; due cestisti – Di Pizzo e Paci – che, per ragioni diverse (ancora giovane ed acerbo il primo, fuori forma e tutto da decifrare il secondo), offrono discrete garanzie e nulla più tanto è vero che, al cospetto di atleti rodati ed esperti, pur se (molto) in là con gli anni (Vangelov di Sant’Antimo, Lestini e Visnijc di Cassino) hanno sofferto l’indicibile, uscendo sonoramente sconfitti nei rispettivi confronti diretti; un atleta, Drigo, che sta realmente stupendo al di là di ogni più rosea aspettativa poiché palesa un rendimento altissimo, è affidabile ed un punto fermo del team. La Real Sebastiani, però, finisce qui! Diomede non convince, non ha mai brillato e, nelle due sfide fino ad oggi più impegnative (Sant’Antimo e Cassino), ha clamorosamente fallito. L’italoargentino Cena non piace, è un giocatore di scarsa utilità, non ha tiro e, poi, neanche esibisce la classica tempra dei sudamericani. Provenzani, infine, è un “playmakerino” veloce, rapido, ma non da top team. Ergo, la Sebastiani presenta ancora almeno due tare di organico: non dispone di una guardia adeguata alle ambizioni del team; non è munita di un centro idoneo a competere con i lunghi più accreditati di questa categoria. Lacune che, per una squadra che vanta ambizioni di promozione, potrebbero rivelarsi fatali. Soprattutto nel momento in cui la Sebastiani sarà chiamata a confrontarsi con le migliori e più accreditate contendenti. Il team reatino è indubbiamente votato ad offendere, ma nella pallacanestro la fase difensiva è essenziale, specialmente allorché gli avversari – come è accaduto con Sant’Antimo e, parzialmente, a Cassino – comprendono che giocando di aggressività, di fisico, mettendo le mani addosso, possono inibire l’enorme potenziale offensivo della Real. La scarsa attitudine difensiva del team è emersa immediatamente, fin dalle prime partite ufficiali. Tuttavia il gap tecnico tra Rieti e le squadre di questo gironcino è tale che ciò non ha (quasi) mai costituito un problema. Adesso, però, le contendenti hanno imparato la lezione, comprendendo come fare per creare ambasce alla formazione di Righetti. Contro Cassino, in fondo, è andata bene. Però, quanta sofferenza per portare a casa 2 punti contro una compagine che fa perno su due giocatori che definire stagionati è poco: il serbo Visnijc, addirittura incanutito – 42 anni suonati – che ne ha messi 13 nei primi 9 minuti, ben 21 alla sirena, dopo aver calcato il parquet per 27 minuti (forse, chissà, munito di due bombole ad ossigeno invisibili), tirando giù 10 rimbalzi con un eloquente 27 come valutazione globale; Federico Lestini, visto al (fu) RBC molti anni or sono, artefice di prestazioni tutt’altro che memorabili, di anni ne ha 38, eppure contro la Real ha marcato 23 punti in 32 minuti con 5 su 11 dall’arco. L’ottimo play, Rischia, ha recitato la sua degna parte, coadiuvato da Grilli e Cusenza, ma i tre, insieme, hanno segnato 18 punti. Non può passare inosservato come la Sebastiani abbia concesso 46 punti agli avversari nei soli primi 20 minuti di gara: tanti, troppi, davvero troppi per una formazione costruita per vincere il campionato. La nota dolente della formazione reatina è e rimane l’assetto difensivo che, col trascorrere delle giornate, è andato peggiorando. Il patron, Roberto Pietropaoli, è giustamente alla ricerca di un giocatore che sappia fare da collante, non un realizzatore, ma uno bravo a difendere, con tempra, che sappia sacrificarsi: un po’ quello che fu Benedusi con la Npc o, più recentemente, Filoni, per non dire di Toscano. Ecco, alla Sebastiani servirebbe un giocatore di questo tenore e, poi, un centro vero, solido, efficace, pronto subito, un atleta capace di intimidire i lungagnoni che, con tanta esperienza e giusta fisicità, riescono ancora a primeggiare in una categoria, comunque difficile e agonisticamente “sporca” qual è questa serie B. (Valerio Pasquetti)

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