di BALDO MARCHETTI
Le prime avvisaglie si sono avute a settembre, quando la Cassa di Risparmio di Rieti, non riconoscendosi più nella gestione di “manica larga” della Sabina Universitas, ha comunicato al suo direttore di voler uscire dal polo universitario. Nel malumore del presidente Cariri, Alessandro Rinaldi, però, non c’erano soltanto le politiche non condivise del vice presidente dell’Ateneo, Maurizio Chiarinelli, ma anche i tagli in vista annunciati dalla holding creditizia.
Non è un mistero: il Gruppo Banca Intesa-S.Paolo vuole ridurre drasticamente i costi e i doppioni. E attorno alla Cariri circolano voci di possibili accorpamenti o fusioni. Il presidente Rinaldi lotta come un mastino per difendere la “reatinità” ma non sarà facile nel 2014. Altro brutto segnale è arrivato con i dubbi circa la riconferma di sponsorizzazione del vivaio dell’atletica leggera reatina. Insomma, i tagli ci sono e in futuro non avremo più la Cariri di un tempo. Potrebbe saltare anche il marchio.
Attualmente i marchi del Gruppo Intesa-S. Paolo, socio di maggioranza di Cariri, sono 17: IntesaSanPaolo (ISP) Banca Cassa di Risparmio di Firenze, Banca dell’Adriatico, Banca di Trento e Bolzano, Banco di Napoli , Banca di Credito Sardo, Cassa di Risparmio di Rieti, Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo, Cassa di Risparmio di Civitavecchia, Cassa di Risparmio di Bologna (CARISBO), Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna, Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia, Cassa di Risparmio del Veneto, Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia, Casse di Risparmio dell’Umbria, Cassa di Risparmio di Venezia, Banca Monte Parma.
Il nuovo C.E.O. del Gruppo, Carlo Messina, vuole ridurre nel prossimo piano industriale i marchi ad 8. Quali resterebbero? Si dice ISP, Banca CR Firenze, Banco di Napoli, Banca dell’Adriatico, Casse dell’Umbria, Carisbo, Banca di Credito Sardo, Banca di Trento e Bolzano. Ma sono ancora ipotesi.
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