di Luca Giarrusso
L’unica certezza per i passeggeri e’ il costo del biglietto, per tutto il resto ci si affida al caso. Ancora corse fantasma, come quella delle 10,35 di giovedì mattina. La gente in piedi alla fermata per attendere un bus con trenta minuti di ritardo, con conseguenti polemiche, rabbia e delusione. Inutili i tentativi di di avere informazioni telefonando al capolinea di Rieti, dove nessuno si e’ degnato di rispondere, al contrario della sede centrale, dove l’interlocutore giustificava quanto avvenuto a causa della carenza di vetture. Un problema serio quello dell’azienda, non più in grado di assicurare il servizio pagato dai pendolari e soprattutto la puntualità per lavoratori e studenti. I bus di ritorno dalla capitale, nelle ore pomeridiane, sono inaccessibili per il troppo affollamento, spesso anche oltre il limite indicato. Passeggeri paganti costretti a viaggiare in piedi ed accalcati per oltre una ora e mezza. Per non parlare delle vetture, la maggior parte delle quali vertono in condizioni fatiscenti. Spifferi gelidi, porte che non chiudono bene e finestrini, dalle guarnizioni ormai consunte o assenti, che si aprono da soli ad ogni sollecitazione, pochi quelli nuovi a due piani. E’ questa la fotografia del trasporto pubblico che collega Rieti alla capitale, il disagio quotidiano dei pendolari, nella più completa indifferenza degli amministratori regionali, completamente assenti ed insensibili al problema, incuranti anche del potenziale effetto che alla prossima tornata elettorale gli indifferenti potranno saranno gli elettori, ormai stanchi di essere “spremuti” senza ricevere in cambio neppure i servizi basilari.
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