Fara Sabina, Sel su intitolazione piazza Mancini

Dic 13, 2014 | Politica | 0 commenti

No, caro Sindaco, non ci siamo

Ci sarebbe piaciuto tenere un basso profilo, tanto le persone capiscono da sole che è intenzione di alcuni far tornare Fara alla contesa tra guelfi e ghibellini ma, dopo la lettera aperta del Sindaco pubblicata l’11 dicembre sulla stampa locale, crediamo che qualche paletto vada rimesso a posto.

Uno dei primi atti della destra farense, subito dopo la vittoria del 2011, fu quello di rivedere la revisione della toponomastica operata dalla Giunta Mazzeo, pochi giorni prima della fine del mandato.

Allora, le forze politiche che sostengono l’attuale amministrazione scrissero che “la memoria storica condivisa è un principio e un obiettivo auspicabile, mentre la vecchia amministrazione ha agito pensando soltanto alla propaganda politica calpestando l’identità, la storia e la tradizione della nostra terra”. Sono passati quasi 4 anni da quei giorni ma, forse di quel principio, in astratto condivisibile, il primo cittadino di Fara sembra essersene dimenticato.

Scrivere pubblicamente che “qualcuno non cambierà mai, qualcuno prospera sui conflitti sociali e non può far altro che polemizzare, rispondere in negativo, perché non ha niente di suo da dire”, riferendosi ad una lettera aperta di due cittadini faresi (pur avendo un passato di amministratori, oggi sono dei semplici cittadini) con cui hanno contestato l’opportunità dell’intitolazione di uno spazio pubblico a don Rodolfo Mancini, è tutto fuorché un gesto di unione e di condivisione del concetto di comunità.

Ci sono state tante persone che hanno, nel passato più o meno recente, dato qualcosa alle varie comunità farensi senza creare conflitti dolorosi e laceranti, le quali meriterebbero di essere ricordate; restando solo in campo ecclesiale, oltre al già citato don Antonio Santini, potremmo aggiungere don Zolino a Canneto, suor Lucia a Corese Terra, don Simone che a Passo Corese forse ha creato qualche cosa in più rispetto a don Rodolfo, per non dire del Beato Placido Riccardi o del cardinale Schuster.

Magari sarebbe stato più utile proprio al Sindaco ricordarsi di quanto dichiarato allora ed applicare l’enunciato della condivisione della memoria storica, di modo che nessuno sospettasse che si fosse in presenza di un atto politico mirante alla divisione. Probabilmente stavolta Basilicata si è avvalso di consigliori che l’hanno fatto cadere in fallo.

Troppo giovane e di origini non autoctone, è stato nient’altro che uno strumento nelle mani di un gruppetto gravitante attorno alla parrocchia di Santa Croce che era stato, negli ultimi tempi, estromesso dalla “direzione” della linea parrocchiale e che adesso vorrebbe rifarsi, con l’utilizzo (anch’egli strumento) del vice Basilicata, sempre prono a difendere e giustificare le idee e gli interessi di quelli che considera notabili.
Ci dispiace, tutto qui!

Circolo SEL Fara in Sabina

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