EX AREE INDUSTRIALI: BASTA PAROLE E’ORA DI FARE
Ecco ci risiamo, come in ogni campagna elettorale a Rieti si rianima lo scontro tra le “opposte fazioni” sul tema delle ex-aree industriali. Uno scontro senza idee. Infatti si ha la sensazione che, a fronte di una carenza di proposte che interessano la città, ci si industri per riempire giornali e social con il rimpallo reciproco di responsabilità. E’ decisamente poco edificante che le amministrazioni comunali, che si sono susseguite fino all’attuale, provino ad accaparrarsi il consenso dei cittadini su un argomento che ha segnato in maniera inequivocabile la loro inefficienza. Io mi limito a dire che è grave che su questo tema non si sia “mossa paglia” in oltre venti anni, ben sapendo che il rilancio di quelle aree avrebbe generato un volano favorevole alla città. In tal modo Rieti avrebbe avuto maggiori anticorpi per contrastare la crisi attuale. Nessun tentativo di ricucire la città, neanche affrontando la questione degli attraversamenti ferroviari, che sono strettamente collegati al recupero delle ex-aree industriali. Oggi, dopo che la sinistra “da salotto”, che purtroppo ha sostituito la sinistra “di lotta”, ha annientato l’urbanistica di Rieti, emerge dall’altra parte una proposta che dimostra l’incapacità di certa politica di guidare i processi. Io non entro nel merito dell’ipotesi a suo tempo lanciata dalla Coop, che probabilmente può essere esaminata come positivo contributo di imprenditori che vogliono investire a Rieti, ma è inconcepibile, sul piano del metodo, che le scelte urbanistiche le propongano i privati. E’ oltremodo improvvida la proposta, perché ha giustamente scatenato la reazione contraria dell’Ascom, la quale, essendo un attore importante del tessuto sociale, non può essere tagliata fuori da iniziative dalle quali dipende l’esistenza in vita del centro storico, rispetto al quale tutti sono a parole pronti a fare battaglie campali. Il recupero delle ex-aree industriali può rappresentare, in base all’approccio che si seguirà, il futuro o la fine del centro storico. Soluzioni semplicistiche tendenti ad allocare solo strutture commerciali sarebbero fallimentari. Il recupero delle ex-aree industriali è una straordinaria occasione per “frequentare” il futuro. Se Rieti vuole diventare un centro di innovazione dobbiamo guardare oltre, essere connessi, immaginare soluzioni “esclusive”. Un esempio: la recente creazione di una “fabbrica dei saperi” a Napoli in un’area dismessa e degradata che ha consentito un accordo tra IOS Academy e l’Università Federico II, per ospitare centinaia di sviluppatori dell’ecosistema digitale in esclusiva europea. Credo che il tema debba essere affrontato con la massima urgenza, ma con pari serenità, perché, al momento, se vogliamo essere onesti, dobbiamo dire che non siamo in grado di “vedere” il plastico del recupero, possiamo però convergere sulla necessità di definire con urgenza un piano di bonifica, con un accordo stringente tra le parti e un ruolo forte del Comune, che non può sottrarsi in quanto nessuno può prendere il suo ruolo. La visione futura deve passare per il recupero del “vissuto” da parte dei reatini e delle nuove generazioni, in particolare, finalizzato ad una riappropriazione di identità. Il lavoro pregevole svolto dall’Associazione Rena, in questo senso, rappresenta un supporto di grande valore, ma non basta se l’amministrazione comunale è latitante.
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