IL “CUORE” DI RIETI E’ TROPPO GRANDE E NON DA’ SCAMPO ALLA PUR TALENTUOSA SCAFATI

Feb 6, 2020 | Altre Notizie | 0 commenti

RIETI – Nella serata in cui la Rieti dei canestri ha celebrato con affetto sincero, passione autentica e spontanea partecipazione solidaristica Kobe Bryant – figlio acquisito della terra sabina – cestista tra i più talentuosi che la storia dello sport dei giganti ricordi, si è avuta conferma che la Zeus NPC è compagine idonea a schermire con la sciabola, assai meno o, forse, per nulla, di fioretto. I primi due quarti della sfida a Scafati sono stati chiaro appannaggio della compagine campana. Giocati di fioretto, per l’appunto. Con i campani pronti ad offendere e colpire l’avversario reatino in tutte le zone più delicate e vitali. E gli amaranto celeste inermi, nel tentativo di parare i colpi, contenere l’arrembante incedere dell’antagonista scafatese testimoniatosi assoluto padrone del PalaSojouner. Per quel che si è visto in campo, è andata anche bene che all’intervallo lungo il divario tra le due contendenti sia stato di soli 10 punti (41-51). Scafati è sembrata formazione di un altro livello, ben attrezzata in tutti i settori del campo e, specialmente, talentuosa. Quel talento che tanto servirebbe a Rossi e che altri suoi colleghi – come Perdichizzi di Scafati – possono attingere a piene mani dai propri effettivi. Scafati ha fatto il bello ed il cattivo tempo, segnando dall’arco (sono state devastanti le tre triple consecutive realizzate dall’ex Tommasini), dominando le plance con quelle due torri d’ebano che rispondono ai nomi dell’africano Fall e dello statunitense ed ex Fortitudo Bologna, Stephens. Nel momento in cui proprio Stephens, un satanasso indiavolato e incontenibile nel pitturato, è incorso nella seconda penalità, Perdichizzi ha pensato bene di toglierlo dal campo e di preservarlo, probabilmente certo della supremazia dei propri cestisti, quantunque orfani dello statunitense. Perdichizzi, però, è forse incorso in un errore di presunzione che, poi, ha pagato a caro prezzo. Stephens è rimasto seduto in panchina davvero troppo a lungo (una decina di minuti almeno) ed è probabile che tale “dimenticanza” sia costata l’esito finale del match. Perché con quello Stephens incontenibile (5 rimbalzi catturati nel solo primo quarto) ci sarebbe stato poco da fare. Invece Rieti non si è data per vinta. E al rientro dagli spogliatoi gli amaranto celeste, catechizzati alla bisogna da Ale Rossi, hanno cambiato arma: non più quel fioretto così complicato e difficile da utilizzare, ma una sciabola assai più comoda ed efficace per aggredire l’avversario, sfiancarlo, colpirlo reiteratamente. Rieti ha offeso Scafati con i fendenti mortali scagliati da un impareggiabile Jalen Cannon (giocatore fantastico!) e con la difesa asfissiante: di Aleksa Nikolic e Carlo Fumagall. I quali, nell’occasione, hanno fatto ben più di ciò che Rossi richiede e pretende da chi è chiamato in campo a supportare i titolari. I due ragazzi hanno inciso e non poco sul bel successo della Zeus grazie alla propria dedizione difensiva. Nikolic è stato superbo, arpionando rimbalzi rivelatisi decisivi per indirizzare la contesa dalla parte di Rieti. Fumagalli ha francobollato Frazier con un lavoro sfiancante e Rossi lo ha premiato, tenendolo in campo fino alla fine dei giochi. I fendenti, però, quelli veri, quelli che hanno deciso la partita, gli amaranto celeste li hanno messi a segno con alcuni giocatori – pochi, ma ve ne sono anche in canotta NPC – che hanno talento da vendere: Stefanelli e Raffa. Le bombe scagliate dai due nei momenti topici del match hanno respinto ogni velleità campana per riappropriarsi di una gara che Perdichizzi ed i suoi uomini hanno prima dominato e, più tardi, smarrito ineludibilmente. Rieti, invece, l’ha portata a casa quasi incredula e con un cuore grande così. Quello dei suoi giocatori che, sul parquet del PalaSojourner si trasformano in 10 leoni. Quello dei propri supporters: di una “curva” straordinariamente partecipe, attenta, trascinante, dirompente che ha saputo coinvolgere la restante parte della gloriosa arena di Villa Reatina in una di quelle serate in cui Rieti mai avrebbe potuto perdere e che – al pari di molte altre – resteranno negli annali della pallacanestro di questa cittadina. (Valerio Pasquetti)

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