Il punto di Davide Bianchino, direttore Federlazio Rieti
“IL VERO PROBLEMA NON SONO LE MISURE MESSE IN CAMPO DAL
GOVERNO MA I TEMPI DI ATTUAZIONE”
Ci troviamo ad affrontare una pandemia e una conseguente crisi senza precedenti, di
una portata eccezionale, quindi nessuno ha la bacchetta magica per risolvere i
problemi in questo momento. In questa situazione avremmo però bisogno di un
Governo, di uno Stato che ci aiuti sì, ma anche che ci tuteli e ci accompagni per mano.
Non contestiamo a priori le azioni messe in campo dal governo prima, durante la fase
1, e adesso con il cosiddetto decreto rilancio. Il grande problema e’ rappresentato
pero’ dai tempi biblici di attuazione delle stesse misure.
I finanziamenti messi in campo dal fondo di garanzia sono una forte iniezione di
liquidita’. E’ vero che si tratta pur sempre di prestiti, quindi di ulteriori debiti per le
aziende, ma in questo momento riuscire ad ottenere da 25 mila a 1,5 milioni di euro a
seconda della dimensione aziendale e’ un bell’aiuto per affrontare le spese aziendali.
Il problema e’ rappresentato dal “quando” questi soldi potranno arrivare nelle casse
degli imprenditori. Le pratiche per i 25 mila euro sono partite, ma in pochi ancora sono
riusciti ad ottenere il finanziamento. Per non parlare degli scaglioni superiori: chi ha
chiesto delucidazioni in banca per fare domanda di finanziamento superiore, ha
ricevuto come risposta che non era ancora possibile in quanto anche le banche stesse
devono ricevere disposizioni governative in merito.
In Federlazio abbiamo decine di aziende che confidano in questi finanziamenti per
pagare le spese vive di questi mesi di stallo. Molte ci dicono che se arriveranno a
giugno potrebbe essere troppo tardi. Potrebbero fallire con conseguenze facilmente
immaginabili sulla disoccupazione che si verrebbe a creare.
I finanziamenti del Fondo di garanzia sono solo un esempio di queste lungaggini
odierne. Il popolo delle partite iva sta ancora aspettando le famose 600 euro
promesse; i lavoratori non ricevono dall’Inps i rimborsi della cassa integrazione; era
stato promesso che le pratiche per accedere alla cassa interazione sarebbero state
snellite e invece hanno previsto la consultazione sindacale come sempre, aumentando
il lavoro di tutti, Associazioni, Consulenti, e quindi allungando i tempi.
Non solo abbiamo constatato che non e’ stato fatto nulla per alleggerire la burocrazia
assillante, cronica di questo paese, ma anzi abbiamo avuto un peggioramento che tutti
speravamo non ci sarebbe stato stavolta. Mi riferisco ai vari decreti che si sono
succeduti, sin dall’inizio lenti e farraginosi, spesso di difficile interpretazione e in
contraddizione tra loro.
E poi arriviamo ad oggi, al famoso Decreto Rilancio.
Sono mesi che attendiamo tutticon ansia questo benedetto decreto. Doveva uscire ad
aprile, poi a maggio. Oggi finalmente ci siamo. Noi addetti ai lavori stiamo diventando matti
per dare risposte sicure alle aziende, lavoriamo in anticipo sulle bozze, sapendo pero’ che
poi possono subire modifiche anche sostanziali. Quindi doppio lavoro e ulteriore tempo che si
allunga.
E poi veniamo agli esercizi commerciali. L’abbiamo vista tutti in tv e sui social la
battaglia nata sotto l’ashtag #iononapro – se apriamo falliamo, dei commercianti del
nord Italia. Se un locale rispetta le regole attualmente previste dall’Inail sul
distanziamento sociale, significa sicuramente avere il 20-30% di incasso a fronte
comunque del 100% dei costi da sostenere. Anzi, costi anche superiori rispetto al
periodo pre-Covid, in quanto oggi le aziende devono anche investire in dpi per mettere
in sicurezza se stessi, i propri lavoratori e i clienti.
Per non parlare del rischio che oggi un legale rappresentante di un’azienda, qualunque
essa sia, rischia in caso di problemi. Sappiamo tutti che se un lavoratore dipendente
dovesse ammalarsi di Covid, questo verra’ considerato un infortunio sul lavoro. Con
tutte le conseguenze del caso per l’azienda.
Proprio ieri abbiamo partecipato ad un interessantissimo incontro in video conferenza
su questo tema, organizzato da un movimento rappresentato da oltre 160 locali
pubblici di Rieti e provincia. All’incontro, oltre a Federlazio, sono state invitate tutte le
associazioni di categoria delle imprese, l’ordine dei consulenti del lavoro, Comune,
Regione e Provincia, i 4 rappresentanti parlamentari del territorio, oltre a molti relatori
esperti della materia.
In estrema sintesi, quanto e’ emerso dall’incontro dimostra che in queste condizioni la
categoria degli esercenti rischia di non poter aprire. E insieme a loro ci sono tantissime
altre categorie merceologiche con gli stessi problemi. C’è bisogno di alleggerire la
pressione fiscale ma soprattutto di abbattere burocrazia e tempi morti. I tempi della
politica non sono quelli dell’impresa, questo lo sapevamo da tempo. Ma oggi questo
divario rischia di far implodere tutto il sistema economico italiano rappresentato,
appunto, da migliaia di piccole e medie imprese.
FONTE: FEDERLAZIO RIETI
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