LINO LARDO E LA RIETI DEI CANESTRI “ERA SCRITTO CHE LE NOSTRE STRADE SI SAREBBERO INCONTRATE”

Ago 18, 2018 | Altre Notizie | 0 commenti

LINO LARDO E LA RIETI DEI CANESTRI: PRIMA AVVERSARI E POI AMANTI INSEPARABILI. “ERA SCRITTO CHE LE NOSTRE STRADE SI SAREBBERO INCONTRATE”. DALLA FINALE SCUDETTO PERSO CON MILANO AL RITORNO IN LEGA DUE A RIETI CONTRO IL VOLERE DEL SUO AGENTE, LA PROMOZIONE IN SERIE A1 SUGGELLO’ IL MATRIMONIO TRA LINO E LA SUA RIETI

Lino Lardo da Loano può essere collocato, a ragione, tra i primi tre allenatori della “Rieti dei canestri”. Sul podio, con l’amato coach della NSB, salgono Gianfranco “Dado” Lombardi – artefice della prima, straordinaria promozione in A nel lontanissimo 1973 – e “Big” Elio Pentassuglia – alla guida della compagine che vinse la Coppa Korac (e molto altro ancora) nel 1980. Lino – per gli amici “Linetto” (“e a Rieti, di amici, ne ho ancora moltissimi”, ci tiene a precisare Lardo) – e Rieti, Rieti e Lino: le strade della piccola cittadina laziale e del coach di Loano si sono incontrate più volte, sempre da rivali, ma era destino che presto o tardi Lardo dovesse pugnare per i colori amaranto celesti. “Rammento che, nella mia carriera di giocatore, incrociai la Sebastiani almeno in un paio di occasioni. A Rieti c’era Joe Bryant. Prima ancora giocai con le giovanili, tra gli amaranto celeste rammento Brunamonti e Zampolini”. Cominciata la professione di “allenatore”, Lino diede subito prova delle proprie, eccelse capacità, imponendosi due volte consecutive avverso la Virtus Rieti, il club che il presidente Davide Angeletti creò nel 1998, dalle ceneri del Sant’Antimo, rilevandone il titolo dalla B2. “Cominciai ad allenare con la Celana Bergamo, nei play off di B1 del 1998 incrociammo subito la Virtus nei quarti e la eliminammo vincendo la gara decisiva a Rieti. L’anno successivo ci ripetemmo. Rieti era allenata da Virginio Bernardi ed era quotatissima, ma la spuntammo noi e poi fummo promossi in Lega Due. Sono davvero bellissimi ricordi, è chiaro che Rieti era nel mio destino ed io in quello della vostra cittadina”. Le competenze di Lardo non passarono inosservate perché, dopo 4 anni di “rodaggio” a Bergamo (“e, prima ancora, un anno di “tirocinio” preziosissimo con Charlie Recalcati”, puntualizza il coach di Loano), egli si accomodò sulla panchina di Verona (A1) e successivamente a Milano, nel primo anno della gestione-Armani. “Nel capoluogo lombardo c’era grande interesse per ricostruire un movimento importante. Mi avevano chiesto di portare l’Olimpia ai play off e di riempire il PalaLido. Ebbene, arrivammo in finale-scudetto nonostante una squadra “normale” e dovemmo spostarci al Forum che popolammo con 14000 presenze. Per dire il vero la sorte ci fu avversa, per la prima volta nel basket italiano, i direttori di gara si avvalsero dell’instant replay con la relativa convalida del canestro sul filo della sirena di Douglas. Quella Fortitudo Bologna, con Basile e molti altri campioni, era fortissima, ma noi eravamo in grande crescita di forma e se la serie fosse proseguita ce la saremmo potuta giocare. Pensare che in semifinale avevamo eliminato la Benetton Treviso”. Lino Lardo ricorda con piacere e con grande affetto ciascuna delle sue esperienze professionali. “Sono un po’ come una perla, un amore bello ed unico da incastonare nel diadema della memoria. Come con Reggio Calabria ove trascorsi due stagioni importanti, conseguendo il riconoscimento di migliore allenatore dell’anno”. Poi arriva Rieti. Come nacque l’esperienza in Sabina? “Gaetano Papalia e Antonello Riva contattarono il mio agente, con l’intento di portarmi alle pendici del Terminillo. Il mio procuratore tentò di scoraggiarmi, asserendo che, dopo Milano, non potevo e non dovevo ripartire dalla Lega Due. Però l’idea di lavorare a Rieti mi allettava moltissimo. Conoscevo, per averla vissuta direttamente, la competenza ed il calore della vostra “piazza”, sapevo che vi era una notevole, positiva animosità e desiderio di crescita. Così, nonostante l’avversione del procuratore, c’incontrammo a Venezia. Nella circostanza conobbi Gaetano Papalia. Lui ti affascina e ti coinvolge. E’ una persona carismatica. Mi trascinò in pieno, toccando i miei sentimenti. Ho bisogno di te – mi disse – per ricondurre Rieti in A1. Personalmente amo le grandi sfide e fui avvinto da quell’omone cosi affabile, sincero, dai modi garbati, estremamente coinvolgente, trainante, carismatico ecco, forse è questo l’aggettivo che meglio descrive Gaetano: carismatico. Insomma, non ci pensai su due volte e firmai un triennale per la NSB: contro la volontà del mio procuratore!”. La presentazione di Lino Lardo ebbe luogo nel salone dei ricevimenti dell’Hotel Quattro Stagioni. L’arrivo in sede di Lino Lardo fu atteso da centinaia di tifosi in trepidazione, come dalla stampa, da radio e televisioni. “Linetto” si presentò con garbo e con la semplicità e l’umiltà che, da sempre, caratterizzano i suoi modi. “Mi gettai nell’avventura reatina con spontaneo, enorme trasporto. Quelli vissuti alle pendici del Terminillo restano, per me, tre anni indimenticabili: coronati dalla promozione in A1 e, poi, da una salvezza che, per come stavamo messi, può essere serenamente equiparata ad un risultato di grandissimo prestigio”. Un piccolo miracolo, Lardo, lo compì il 22 Aprile 2007, nella “bomboniera” di Pesaro. Il successo della NSB, giunto dopo un overtime, valse l’agognata promozione in A1. “Eravamo partiti con quell’obiettivo, ma sapevamo che non sarebbe stato facile raggiungerlo. Caserta, ma non soltanto, si dimostrò un avversario tostissimo. Al termine della contesa mi sentivo frastornato, rammento che abbracciai il mio collega, poi rientrai negli spogliatoi e scoppiai in un pianto dirotto. Quindi mi appartai in solitudine per diverso tempo, prima di concedermi all’abbraccio dei tanti tifosi che erano giunti da Rieti. Fu una stagione tosta, ma fantastica. Perdemmo soltanto 8 partite in un anno. Fu allora che si consolidò il rapporto con la città e con la tifoseria: un rapporto limpido e bello. Nella vostra città ho apprezzato un clima familiare come da nessun’altra parte in Italia e sarà difficile ritrovarlo: ero contento per tutto, per quello che ero e per quel che contavo per voi”. (Valerio Pasquetti)

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