La cosiddetta abolizione delle provincie, che ha visto togliere ai cittadini la possibilità di eleggere democraticamente i propri rappresentanti e ridurre drasticamente i finanziamenti necessari per servizi essenziali quali la manutenzione delle strade e delle scuole superiori, riforma demagogicamente cavalcata da Renzi ed il PD, ha provocato, oltre i prevedibili danni al territorio, anche la drammatica incertezza del proprio futuro occupazionale per i dipendenti, che ad oggi ancora non sanno quale sarà il proprio destino. Al di là dei proclami e delle enunciazioni, ancora nessuno ha deciso come ripartire servizi e personale, nel palleggiamento tra comuni e regione, enti preoccupati di vedere aumentato il proprio carico di lavoro e soprattutto di spese per il personale, e che nell’incertezza di una legge fatta sull’onda del qualunquismo, preferiscono non prendere impegni. Come era prevedibile in un territorio frammentato e difficile come quello della provincia di Rieti questo ha provocato danni enormi, dal totale abbandono della rete stradale, all’assenza di interventi, pur necessari sulle scuole, l’abbandono di progetti vitali come il conservatorio e l’università. A questo si aggiunge il rischio fallimento del contenitore risorse sabine, con centinaia di padri e madri di famiglia lasciati sul lastrico, oltre alla situazione paradossale dei dipendenti che dovrebbero essere trasferiti ma che nessuno vuole. Problemi drammatici in una terra in cui la disoccupazione è oramai endemica, dalla quale sembra impossibile rialzarsi, e che sta vedendo centinaia di persone lasciate senza lavoro, non da una squallida multinazionale, ma dallo Stato. Di fronte a questo ci si aspetterebbe dalla sinistra una riflessione seria sul futuro, sulla ricerca di soluzioni, un impegno diuturno e capace di coinvolgere, al di là delle appartenenza, l’intera classe politica. Leggere invece che il Sel si “adombra” per la spartizione delle deleghe in provincia, vedere come le “poltroncine”, che è vero sono senza compenso ma che evidentemente “creano status” è avvenuta secondo le regole del manuale Cencelli, lascia basiti. Ma possibile che il Sel, la sinistra in genere non provi vergogna dello spettacolo che sta dando in comune, in provincia, privo oramai di qualsiasi afflato sociale, interesse realmente politico, lasciando spazio solo alla “guerre delle poltrone”, in un continuo domino di spostamenti, compensazioni, recuperi solo di appetiti personali? Se il ventennio del berlusconismo si è caratterizzato per le olgettine, quello del renzismo si sta distinguendo solo per la caccia alla poltrona, che tristezza.
Chicco Costini
AREA PRIMA L’ITALIA RIETI
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