di: Armando Michel Patacchiola
Qualcosa come 3500 assunzioni nei prossimi anni. Che si tradurrà in 1.400 new-entry e la stabilizzazione nei di 1.400 precari della sanità su tutto il territorio laziale. Investimenti anche nelle infrastrutture: tra cui i presidi romani e della regione. La Sanità laziale sta uscendo dalla crisi. E’ di ieri la notizia che il Consiglio dei ministri ha sancito l’uscita dal commissariamento della sanità della Regione Lazio a partire dal prossimo 31 dicembre 2018. Tra poco più di un anno, quindi. Anche se qualche addetto ai lavori ha previsto una deadline anticipata. Si tratta di un bel traguardo, parziale, raggiunto dopo dieci anni di manovre lacrime e sangue per i contribuenti. ma la “salute” della Sanità laziale rimane cagionevole e precaria.
In pratica, ieri si è festeggiata la fine del commissariamento e la possibilità di tornare ad investire. Una decisione avallata dal fatto che, finalmente, non si spende più di quello che si guadagna, e che la chiesa è tornata al centro del villaggio: o meglio che la sanità tornerà presto di competenza autonoma della Pisana.
Che dopo dieci anni potrà tornare a decidere le assunzioni e gli investimenti senza i commissari. Sono da leggere in questo senso le parole di Zingaretti, che ha parlato di “una nuova era” e della necessità che si “mantenga il rigore” affinché non si ricada in errori del passato, quando si arrivò a 2 miliardi di debito, 400 euro a cittadino. Un debito che ancora permane.
E’ un po’ come la situazione di un malato di lungo termine: è stata trovata la cura, ha funzionato, si vede la luce in fondo al tunnel. Per non ricadere in nuovi errori occorre fare investimenti mirati e bilanciati su tutto il territorio regionale, con oculatezza e lungimiranza. Puntare sulle eccellenze e sulle reali esigenze, tralasciando le esigenze più immediate evitando di fare il passo più lungo della gamba e dando il giusto peso a tutti i territori.
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