Da una nostra panoramica vissuta in questi mesi del 2013, possiamo dire che abbiamo potuto riscontrare senza smentita problemi analoghi in tutti i 14 istituti penitenziari adulti della regione lazio e il minorile di Casal del Marmo, dove i temi sono tragicamente i soliti (suicidi, tentativi di suicidio, autolesionismi, aggressioni fisiche e verbali, atteggiamenti aggressivi ecc…) dovuti al sovraffollamento quasi raddoppiato della presenza di detenuti a 7125 (4834 previsti) di cui 4190 condannati definitivi.
Un organico polizia penitenziaria presenti 3200 unità (4100 previsti), che comportano non pochi problemi all’ordine e sicurezza con continui aggressioni e al trattamento rieducativo con molti casi di suicidio e altrettanti tentativi di suicidio sventati dalla polizia penitenziaria.
Anche la Polizia Penitenziaria purtroppo in questa regione deve contare anche i propri caduti per suicidio o al termine del servizio per cause accidentali oltre alle tante aggressioni fisiche subite per mano di detenuti violenti che hanno necessitato di cure e prognosi superiori a 7 giorni.
Sono aperte vertenze unitarie a Viterbo (4 aggressioni in 15 giorni a danno della polizia penitenziaria), contrattazioni in deroga (fuori contratto) dell’Accordo Nazionale Quadro (Velletri, Femminile rebibbia,) per garantire i servizi (le turnazioni anche con il raddoppio dei turni per unità) per mantenere i diritti soggettivi a favore personale (riposi, congedi ecc.) per mancanza di personale, addirittura senza accordo piano ferie a Regina Coeli, dove le OO.SS non hanno accettato la riduzione dei giorni nel periodo centrale dal 4 al 25 agosto da parte della Direzione.
Monitoriamo anche con attenzione la situazione di Frosinone, Rebibbia e Regina Coeli dove la presenza detenuti e percentualmente fuori ogni regola.
Ci troviamo pertanto in una situazione estremamente preoccupante, dove si attendono interventi importanti sul piano politico(?), tenendo conto che si sta cercando di avviare una strada nuova con l’Amministrazione Penitenziaria in sede centrale come la Sorveglianza Dinamica, con Rieti uno tra i primi ad attuare tali funzioni nella regione ma anche rebibbia femminile e velletri in alcune sezioni..
Non è la soluzione ma un modo nuovo di vedere il carcere in ambito di sicurezza attiva ma deresponsabilizzata per il personale di polizia penitenziaria e detenuti responsabilizzati con un patto con l’amministrazione penitenziaria.
Si sono aperte le discussioni anche per la riorganizzazione dei Ntp – Nuclei Traduzioni e Piantonamenti con una media di 16 mila traduzioni annuali, con una altrettanta movimentazione di detenuti rispetto alle 400 unità impiegabili, circa detratti dalle 3200 presenti (550 necessari) partendo dall’UST (ufficio sicurezza traduzioni) del Provveditorato regionale Lazio che per D.M. Diventa a tutti gli effetti il responsabile unico delle attività degli Ntp a prescindere che siano organizzati in locali, cittadini, provinciali ecc…
Tutti questi dati dovrebbero far comprendere in quale disagio estremo versa il mondo penitenziario della Regione Lazio ed ogni giorno auspichiamo che il servizio passi indenne nei confronti del personale che deve sobbarcarsi un delicatissimo impegno nel sorvegliare tantissimi detenuti per agente a turno che avvenga all’interno delle mura penitenziarie o all’esterno nelle aule giudiziarie, come presso i nosocomi della regione, con oltre 800 detenuti per oltre 6000 giorni di degenza di media annue nei due reparti protetti ospedalieri di Roma e Viterbo ed
all’interno dei mezzi di trasporto che circolano nelle nostre strade.
Al minorile di Casal del Marmo di Roma vengono ristretti una media giornaliera di 50 detenuti minorenni dove le aggressioni tra di loro e nei confronti del personale e tentativi di fuga non mancano mai durante l’anno, con gravi ripercussioni sull’ordine e sicurezza oltre che quello del trattamento rieducativo.
La UIL vista la gravità della situazione pone a dover chiedere ai media di aumentare l’attenzione in un mondo penitenziario sempre pronto a fornire dati di cronaca che non riguardano solo suicidi dei ristretti ma anche soprattutto la vita di chi deve adempiere ad un dovere costituzionalmente garantito la quale i rischi di altra natura (aggressioni, danneggiamenti ecc) sono all’ordine del giorno.
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