Si definisce pedofilo il soggetto che presenta, per un periodo maggiore o uguale a sei mesi, desiderio sessuale o eccitamento sessuale verso bambini di età inferiore ai 13 anni, desiderio che può essere rivolto sia verso i maschi che le femmine, o contemporaneamente. Questa la teoria, di cui mi preme sottolineare un punto fondamentale: il pedofilo è perfettamente consapevole del proprio disturbo psichiatrico, è perfettamente capace di intendere e volere. I casi di pedofilia si verificano molto frequentemente ad opera di adulti che hanno conoscenza diretta della loro vittima o della sua famiglia. Lo stereotipo dell’ “Uomo Nero” con cui le mamme erano solite mettere in guardia i bimbi dagli estranei è, purtroppo, molto spesso inutile. Beninteso, il pedofilo che adesca e abusa di un bimbo sconosciuto esiste, ma le possibilità che il pericolo si nasconda molto vicino sono molto più elevate. Questo ci pone di fronte ad una domanda fondamentale: come proteggere i propri bambini? L’unica arma è il dialogo. Da non sottovalutare che il pedofilo è abilissimo a colpevolizzare la sua vittima, che sceglie con cura tra i soggetti più deboli, più fragili. E’ un errore frequente e pericolosissimo immaginare un pedofilo come un delinquente sporco, poco accorto. E’ esattamente il contrario: non è certo un caso se il pedofilo ricopre ruoli lavorativi e/o sociali con i quali entra facilmente in contatto con bambini spesso in condizione di difficoltà. Per essere chiari, si comporta come un necrofilo tipo che si procura un lavoro presso agenzie di pompe funebri o obitori. Non solo, il pedofilo è abilissimo a creare attorno a se un alone di fascino e di competenza che lo proteggono dal sospetto. Chi mai crederebbe ad un bimbo “difficile”, non “di buona famiglia”, rispetto ad un rispettabilissimo pedofilo? E’ quello che è accaduto ad Alassio nel 2009 quando don Luciano Massaferro, parroco quarantaquattrenne di Alassio, viene arrestato e condotto nel carcere di Chiavari con l’accusa di aver compiuto abusi sessuali nei confronti di una bambina di undici anni che frequentava la sua parrocchia.Una bambina cui si è rivoltata contro un’intera comunità, stretta attorno al sacerdote, forse incredula di fronte alla gravità delle accuse, forse incapace di ammettere il torto grave di aver concesso fiducia a chi non ne era degno.Una bambina che ha dovuto cambiare scuola, che probabilmente avrà dovuto cambiare città. Una bambina che ogni giorno ha dovuto vedere appesi striscioni inneggianti l’innocenza di colui che la giustizia ha stabilito essere il suo violentatore. Una bambina che non ha ricevuto nessuna solidarietà, da nessuno. Cosa si prova a subire uno stupro, tre stupri come ha accertato il Tribunale, e non essere creduti? Cosa si prova a vedere che colui che ti ha violentato, ancor più nell’animo che nel corpo, viene difeso a spada tratta perché “non può essere stato lui”, mentre tu che sei la vittima vieni additata come una poco di buono? Lo sapete cosa si prova
E tanti bambini non solo subiscono violenza fisica e psicologica, diventano anche vittime del pedofilo che è anche il loro omicida. Ricordiamo la morte a Napoli di Fortuna Loffredo, gettata dal sesto piano di un palazzo , secondo i magistrati uccisa perché si era rifiutata di subire l’ennesimo abuso . Ci rendiamo conto ? Una bambina di sei anni punita con la morte perché ha alzato la testa e ha detto no!!!! Tante domande, una sola certezza: il pedofilo è l’unico colpevole di pedofilia e deve morire! Il pedofilo toglie il sorriso ai nostri bambini e noi togliamo a lui la gioia di vivere! Morte ai pedofili!!
La castrazione non basta perché il pedofilo può passivamente continuare a violentare i bambini. Vogliamo la morte!
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