Sinibaldi può e deve occuparsi di sanità
Fabio Andreola, socio fondatore di NOME Officina Politica
Per motivi professionali mi sono sempre dovuto occupare di sanità, un mondo complesso e molto regolamentato, in cui bisogna saper navigare con pazienza e prudenza ogniqualvolta si riesca a proporre una innovazione di qualunque natura. I sistemi sanitari, a dire il vero, sono tutti più o meno complessi in ogni paese del mondo, ma di certo posso affermare per esperienza diretta che quello italiano primeggia tra i più complessi e purtroppo anche inefficaci. La colpa è della politica e dell’amministrazione, non certo del personale sanitario. Che poi nella nostra città ci sia qualcuno che ancora confonde ”sanità” con “medicina” è decisamente un problema, perchè la dice lunga sul livello delle competenze di chi è chiamato a dare un contributo per migliorare le cose, inclusa la sanità, a Rieti e per i reatini. Ma è un problema, questo, quasi irrilevante se si pensa che addirittura il nostro precedente sindaco, Antonio Cicchetti, ebbe modo di affermare che lui, in quanto sindaco, non aveva alcun potere in ambito sanitario, tranne quello di firmare provvedimenti per i TSO, cioè i trattamenti sanitari obbligatori, dimenticando, o forse ignorando, di essere in realtà la prima autorità sanitaria del territorio. A quel tempo Daniele Sinibaldi era vicesindaco, ora è sindaco. Tra le azioni più strategiche che dovrebbero essere implementate a Rieti durante il suo mandato, c’è una riorganizzazione della sanità che prevede persino la costruzione di nuovi ospedali (Amatrice e Rieti). Evidentemente però, anche lui, come il suo predecessore, deve essere convinto che la sanità è regionale e lui non può e non deve occuparsene.
Un mese fa è stato varato con decreto un tavolo tecnico per la revisione degli standard ospedalieri (Dm 70/2015) e per le cure territoriali (Dm 77/2022): istituito presso l’Ufficio di gabinetto del ministero della Salute, i membri del tavolo dovranno studiare “le criticità emergenti” dall’attuazione di quelli che sono due architravi del Servizio Sanitario Nazionale. Sul Sole 24 Ore di ieri si spiegano le debolezze di questo tavolo e si evidenzia come lasci decisamente perplessi il fatto che siano stati esclusi dalle nomine dei componenti del tavolo diversi interlocutori indispensabili per l’analisi delle criticità dei due provvedimenti sugli standard: tra gli esclusi eccellenti figura l’ANCI (associazione nazionale comuni italiani), quando in realtà i Comuni hanno molto da dire sia sulla sanità territoriale in un’ottica di integrazione, sia sugli ospedali. Ad affermarlo è Tonino Aceti (un esperto di sanità che conosco da tempo e ora presidente di Salutequità) e non purtroppo il nostro Sinibaldi, che non solo è sindaco, ma è anche, guarda caso, vicepresidente vicario proprio di ANCI Lazio.
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