RIETI – Il successo che non ti aspetti. A Scafati, contro uno tra i migliori organici dell’intera serie A2, su di un campo difficile ed ostico, per giunta dopo il doppio capitombolo casalingo esibito avverso Eurobasket e Biella. In tutta sincerità, pochi avrebbero vaticinato un’affermazione di Cannon e compagni. Questo con il cervello. Il cuore, viceversa, riteneva che, si, gli amaranto celeste avrebbero potuto portare a casa il successo. Tanto è stato. Tra l’evidente, compiaciuto stupore generale, specialmente degli addetti ai lavori. La camaleontica Zeus ha tirato fuori anima ed orgoglio, così da piegare la resistenza, peraltro labile, di una Scafati apparsa davvero bruttissima. Al pari di una partita inguardabile, specialmente nei primi tre quarti. La Zeus ha vinto con legittimi meriti. Rieti ha sempre avuto l’inerzia del match dalla sua. La Givova ha provato a mettere il naso avanti in più di un’occasione, ma sempre occasionalmente perché Frazier e compagni sono stati in affanno costante. L’allungo decisivo lo hanno firmato due bombe di Passera, una di Cannon (monumentale la prestazione del colored statunitense) e, soprattutto, quella di Pastore che ha chiuso definitivamente il coperchio sulla bara della Givova. Bene. Benissimo così. Il successo restituisce risolutezza ad una squadra – la NPC – che aveva bisogno di più di una boccata d’ossigeno: per il morale, ma anche per la classifica che, in caso di ulteriore inciampo – peraltro e sulla carta ampiamente preventivabile – si sarebbe fatta delicata. Non è casuale che, Rieti, abbia vinto colpendo con percentuali finalmente dignitose dall’arco (8/20 che è un ottimo 40%). Ciò a dispetto degli addirittura 46 personali elargiti dalla generosa terna arbitrale ad una compagine che ha tirato in malo modo anche dalla linea della carità, non approfittando delle ghiotte opportunità create ad arte dalle giacchette in grigio. Parimenti il successo amaranto celeste giunge con una prestazione degna del miglior Passera il quale non si è limitato a dirigere il gioco con oculatezza e pragmatismo, ma anche realizzando punti che si sono rivelati decisivi per l’affermazione della sua squadra. Il successo, prezioso e beneaugurante in vista del difficilissimo impegno casalingo di domenica contro Torino, non cancella in alcun modo i dubbi e le perplessità su Brown. Il figlio di Mike è stato artefice ancora di una prestazione pressoché incolore e gratuitamente fallosa al tiro. Non pochi hanno sorriso quando – esultando dalla panchina per un bel canestro realizzato dai suoi compagni – ha “sventolato l’asciugamano”. Un comportamento che, nel gergo cestistico, viene riservato a chi si limita a contribuire da dietro le quinte ai successi del proprio team, in una sorta di compartecipazione premiante per il contributo dato alla causa comune in altri e più inebrianti (per lui) momenti di esaltazione agonistica. Insomma, tutto è stato molto bello, tutti hanno dato un positivo contributo. Tuttavia da Brown ci si può e ci si deve attendere di più, molto di più. La vittoria di Scafati è stata soprattutto la vittoria di Alessandro Rossi. Il bravissimo coach napoletano – complici i recenti inciampi della sua squadra – era stato gratuitamente additato (da alcuni) come tra i principali responsabili delle dipartite della propria squadra. La gara vinta in Campania testimonia che Rossi ha soltanto meriti (enormi) perché riesce (quasi) sempre ad ottenere il massimo da un organico che di certo non eccelle per il talento di larga parte dei propri effettivi. (Valerio Pasquetti)
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