Morbillo, un terzo dei contagiati è nel Lazio. Sono allarmanti e paurosi i numeri del morbillo in Italia: oltre cinque mila persone colpite nel Belpaese, sei volte in più rispetto alle precedenti registrazioni. Di cui un terzo nel Lazio. Per la precisione 1.699, il 28.8 percento dei casi ogni 100 mila abitanti, contro l’8.2 percento della media Nazionale.
I numeri dell’esplosione del morbillo in Italia, come annunciato dal Bollettino del Ministero della Salute, è una piaga che sta tornando ad affliggere gli italiani. Qualcuno, all’interno del dibattito politico nazionale sui vaccini, ha parlato anche di una possibile correlazione tra immigrazione e il ritorno del morbillo. I casi più gravi sono stati registrati a Roma, all’ospedale Bambin Gesù, dove sono morte una bambina di 9 anni e una di 16 mesi. Altri due casi, fuori regione, che completano il quattro decessi complessivi del 2017, sono stati registrati in Calabria e in Lombardia.
Qualche sospetto che l’origine della nuova diffusione del morbillo in Europa sia di “importazione” è arrivato dall’ECDC, l’agenzia europea per la prevenzione delle malattie, che ha ipotizzato in alcuni dei suoi ultimi rapporti che la malattia sia di appunto di “importazione”. Che sia arrivata assieme alla presenza di stranieri in Italia. Il condizionale è d’obbligo, visto che in molti paesi non si registrano la nazionalità di origine dei malati, e quindi non si possono fare analisi certe. Di certo i numeri della presenza del morbillo in molti paesi africani e asiatici da cui sono partiti flussi di recente immigrazione in Europa sono più alti.
Lo Speim, che si occupa di questa materia in Italia 2015, ha parlato di “sorveglianza sindromica per le malattie infettive rivolto alle popolazioni migranti ospitate nei centri per immigrati” Quindi, i sospetti appaiono fondati. Sicuramente un vaglio più ampio di controlli sanitari in quei centri, saliti alla ribalta nazionale per non essere adeguati all’accoglienza (e anche quelli, rari, che lo sono) non avrebbe un effetto malefico.
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