Tre anni or sono la Rieti dei canestri si è divisa: da una parte la Npc con i suoi affezionati e, dall’altra, la Real Sebastiani con un numero di tifosi sempre crescente. Tre anni sono trascorsi, ma la vicenda non trova ancora una conclusione razionale e condivisibile. La Sebastiani milita in serie A2, con una buona o, forse, un’ottima squadra, capace di tre vittorie in quattro partite. La Npc è in B Nazionale (una sorta di vecchia B1). La storia dei due sodalizi è diversa. La Real Sebastiani è nata di recente grazie al patron, Roberto Pietropaoli, volenteroso di ricondurre Rieti alle sue glorie passate. Il coach – l’ex Npc Alessandro Rossi – è bravissimo anche in virtù dei propri trascorsi in Sabina. La squadra è competitiva, con due cestisti americani che Rieti non ricorda dai tempi di Bobby Jones e Ogo Adegboye (sempre “figli” della Npc). Pietropaoli ha assunto l’onere di gestire il prestigioso PalaSojourner almeno per i prossimi 6 anni. La gloriosa arena di Villa Reatina ha già ricevuto importanti tocchi di abbellimento, ma presto Roberto Pietropaoli interverrà, come da contratto siglato con la Provincia di Rieti, per il rifacimento del parquet (spesa stimata non inferiore ad 80.000 euro) che è ancora quello originario (1974). Pietropaoli ha costruito la “sua” serie A2 acquisendo un titolo sportivo che, adesso, tenta di valorizzare al meglio. Sull’altro fronte vi è una società sportiva stanca ed affaticata – la Npc – capace di condividere con i reatini momenti di grande entusiasmo ma che, dopo due lustri di basket (tra alti e bassi) a discreti livelli, sta attraversando tempi che è eufemistico definire: non esaltanti. Oggi Npc trae la propria energia dal presidente Giuseppe Cattani (per quanto egli possa dedicare scarsa parte del proprio tempo lavorativo al basket) e dal coach omnia-facente-funzioni Francesco Ponticiello: altro non esiste e, soprattutto, non emerge. Giuseppe Cattani, come Roberto Pietropaoli, rilevò il titolo sportivo di A2 dopo una prima retrocessione avvenuta sul campo e, poi reiterata nel 2022/2023 con una gestione imbarazzante, l’allestimento di un organico palesemente deficitario, scaricando ogni responsabilità d’insuccessi sul coach Gabriele Ceccarelli. La storia sportiva della Rieti dei canestri insegna che la Npc ed il suo presidente avevano (forse) fatto il proprio tempo: sarebbe stato opportuno lasciare il palcoscenico ad altri. Non è andata così. La Npc e Giuseppe Cattani – legittimamente, nessuno lo nega! – hanno voluto insistere, allestendo una formazione che è già inciampata tre volte di seguito: in B! Ciò che più di tutto colpisce e che dovrebbe essere fonte d’insegnamento è la scarsa o, piuttosto, la scarsissima partecipazione popolare. In occasione del solo match vinto – quello contro la Pielle Livorno – sono state materialmente contate non più di 300 presenze al PalaSojourner. Che sono diventate addirittura la miseria di 195 (conteggio eseguito ad personam, comprendente anche i giornalisti) nel match infrasettimanale perso contro Omegna. La domanda è d’obbligo: tutto ciò cui prodest? A chi giova? Fu artefice di questa espressione Medea, figura della mitologia greca la quale, nella omonima tragedia del latino Seneca asseriva: “cui prodest” (scelus, is fecit)”, cioè “colui al quale il crimine porta vantaggi, egli l’ha compiuto”. Ovviamente la Rieti dei canestri non ha vissuto e non vive un crimine – ci mancherebbe! – ma, piuttosto, una scelta che appare inopportuna, anacronistica ed incomprensibile. Il giurista Cassio Longino fece poi uso di questa espressione latina asserendo che, per scoprire la responsabilità di un fatto giuridicamente rilevante, è sempre necessario chiedersi: a chi giovano le conseguenze? Chi ne trae vantaggio? La Npc in B Nazionale, con un organico non all’altezza (e, dall’altra parte, una Real Sebastiani di ben altro valore) a chi giova? Chi ne trae vantaggio? Fatto salvo che “il crimine” (come dice Gaio Cassio Longino, grande giureconsulto romano) anzi, il fatto, non porti vantaggi a qualcuno: ma a chi?

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