di Marco Staffiero
L’unica terapia al momento disponibile per i soggetti celiaci è la dieta priva di glutine − gluten-free. La celiachia è un’infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti; può manifestarsi in individui di tutte le età a partire dallo svezzamento. Tra i sintomi vi sono diarrea cronica, dolore addominale, gonfiore addominale, ritardo della crescita nei bambini e astenia. In certi casi (forme atipiche) questi sintomi possono essere assenti e possono esservi sintomi extraintestinali, tra cui sintomi neurologici e correlati al malassorbimento; in questi casi la diagnosi è spesso fatta in età adulta. Tra le cause della celiachia rientrano sia fattori ambientali sia fattori genetici. I fattori ambientali sono rappresentati dal glutine, ovvero la componente proteica delle farine di frumento, orzo, segale. Il glutine di frumento è a sua volta costituito da gliadine, che sono proteine solubili in alcool, e glutenine, proteine alcool-insolubili. L’importanza dei fattori genetici nella patogenesi della celiachia è testimoniata da studi condotti su familiari di pazienti celiaci che hanno rilevato una prevalenza dell’intolleranza pari al 10% tra i familiari di primo grado e del 30% se si considerano fratelli e sorelle HLA identici. “Nel 2019 in Italia il numero di celiaci ha raggiunto i 225.418 soggetti con più di 11.000 diagnosi effettuate nell’anno”. Lo scrive il ministro della Salute Roberto Speranza nella prefazione della Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia 2019, sottolineando anche come il “Ministero della Salute, nell’ambito delle sue attività di prevenzione, promozione e assistenza sanitaria, è impegnato da anni sul tema” con attività che riguardano “il percorso diagnostico e di follow-up, il sostegno alla dieta post diagnosi, la somministrazione dei pasti senza glutine nelle mense e la formazione degli operatori del settore alimentare”.”Il Servizio Sanitario Nazionale, nel rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza, – ricorda il ministro Speranza – garantisce mensilmente al celiaco un sostegno per l’acquisto degli alimenti senza glutine”. Per favorire la corretta alimentazione anche fuori casa, “ogni anno il Ministero della salute ripartisce tra le Regioni dei fondi che hanno l’obiettivo di garantire la somministrazione dei pasti senza glutine nelle mense e favorire le attività formative destinate agli Operatori del Settore Alimentare”. La relazione annuale sulla celiachia, conclude, “unico riferimento nel suo genere in materia , sintetizza i dati epidemiologici, le novità scientifiche e le attività regolatorie più significative ed è il frutto della costante collaborazione tra istituzioni centrali e territoriali, associazioni di categoria ed imprese che ogni giorno contribuiscono a salvaguardare la salute dei cittadini”. Secondo il National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases americano, l’allattamento al seno sembrerebbe giocare un ruolo protettivo verso la comparsa dell’intolleranza, dato che ritarderebbe l’introduzione del glutine nella dieta del neonato, diminuendo l’insorgenza di una precoce risposta immunitaria.L’ipotesi di un ruolo delle migliorate condizioni igieniche nell’insorgenza del disturbo è ancora sotto studio. Recentemente si è posta maggiore attenzione sul ruolo della diversità del microbiota intestinale. La completa e duratura esclusione dalla dieta di tutte le possibili fonti di glutine, anche quelle nascoste (il glutine può essere presente negli alimenti in scatola, nelle salse e nelle zuppe confezionate, ma anche nei cosmetici, negli integratori e prodotti erboristici come additivo, conservante o aroma) consente al celiaco di risolvere, nella maggior parte dei casi, i sintomi intestinali ed extra-intestinali, e la remissione del danno ai villi della mucosa duodenale. La capacità di ripresa e di recupero dei tessuti danneggiati, però, dipende anche da molti altri fattori come, ad esempio, l’età in cui la malattia viene diagnosticata, il grado di danneggiamento o l’assunzione da parte dell’individuo di altri farmaci che possono interferire. Se la dieta viene rispettata e la malattia è in fase iniziale, un miglioramento significativo del quadro clinico si verifica generalmente entro poche settimane dall’inizio della dieta senza glutine, mentre la risoluzione totale dei sintomi può richiedere alcuni mesi.
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