PIETROPAOLI: “SE LA CITTA’ NON MI VUOLE, ALLORA ALZO LE TENDE”, MA Il VESCOVO CHIAMA E LUI RIMETTE A NUOVO IL CAMPO-KOBE-BRYANT DEGLI STIMMATINI IN POCHI GIORNI
RIETI – Il bel successo conseguito dalla Real Sebastiani su Brindisi illumina il percorso agonistico del sodalizio amarantoceleste ma, al contempo, stimola pensieri poco rosei. Roberto Pietropaoli, numero uno incontrastato della pallacanestro reatina, lascia il parquet del PalaSojourner subito dopo la conclusione del match. Eppure solitamente egli si intrattiene con i giocatori e condivide con gli sportivi le proprie sensazioni. “Questa volta ho preferito andar via – dice il patron della Sebastiani – Ero troppo adirato: con i miei giocatori, ma anche con gli sportivi. Ho preferito smaltire in famiglia le mie considerazioni per un percorso che non mi soddisfa”. Roberto è stimato in ogni dove – assai meno a Rieti a conferma che: nemo profeta in patria – per le sue straordinarie doti di ottimizzatore e tesaurizzatore. E’ così nella professione che, da molti anni, coltiva a Milano e nell’intero nord Italia laddove ha saputo affermarsi, facendo brillare le proprie inusitate risorse a dispetto di antagonisti assai importanti. E’ accaduto lo stesso nel mondo del calcio a cinque e, oggi, con maggiore determinazione, nella palla a spicchi. Eletto consigliere di lega per il secondo anno consecutivo, svolge un ruolo che a Rieti, nella storia del basket, soltanto Renato Milardi ha avuto. La sua squadra – la Sebastiani – è giunta alle semifinali play off alla prima partecipazione in A2 e, adesso, festeggia un lusinghiero quanto temporaneo primo posto in graduatoria. “Ho fatto del mio meglio e investito denari per allestire una squadra di grande valore – prosegue Pietropaoli – Tutti devono essere consapevoli che siamo tra le prime quattro formazioni della categoria. Per questo non posso accettare che la mia squadra giochi una partita mediocre contro Brindisi, quotata per tornare subito in A1. Poi abbiamo vinto, ma la Sebastiani non mi è piaciuta”. Roberto dice la sua anche con riferimento al pubblico. “Non sono contento delle “poche” persone che vengono ad assistere ad uno spettacolo di grandissimo livello – afferma Pietropaoli – Possono essere 1500 per gara come accade o anche di più, ma a me non basta. La città non ha compreso l’impegno che profondo, i molti denari che investo, che nessuno mi regala e che devo sudare duramente”. Pietropaoli rafforza le sue idee senza fronzoli ne giri di parole. “Se la città non mi vuole, se non godo di simpatie, se non viene dato credito agli sforzi allora basta così, ritengo sia terminato il mio tempo d’investire a Rieti – prosegue Roberto – Non parliamo del PalaSojourner che ho rimesso a nuovo spendendo 40.000 euro delle mie tasche, ma che è un cantiere continuo e per il quale, ogni volta, va fatto qualche cosa oltre il bando di aggiudicazione. Sono davvero stufo d’investire tanti denari, frutto del mio lavoro senza ricevere gratificazione alcuna e, piuttosto, l’insorgere di continue polemiche, critiche, dispute e diatribe”. Eppure qualcuno che è molto, molto importante, crede ancora ciecamente in lui: il vescovo di Rieti, S.E. Don Vito Piccinonna. Pietropaoli, generoso e costruttivo come sempre, non si tira indietro al fine di soddisfare le legittime desiderata del vescovo. “Sto provvedendo alla risistemazione del campo di basket degli Stimmatini che era ormai impresentabile nonostante vi sia cresciuto un mito qual è stato Kobe Bryant – conclude Roberto – Il vescovo mi ha chiamato alcuni giorni or sono, pregandomi di provvedere a questa risistemazione con la motivazione che “soltanto tu puoi farlo”. Mi sono attivato immediatamente e tra una settimana il campo di basket intitolato a Kobe sarà pronto, come nuovo, con i colori giallo e viola dei Lakers. Ma, anche in questo caso, ho fatto tutto da solo poiché nessuno mi ha supportato”. (VALERIO PASQUETTI)
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