Numeri alla mano, la rottura del femore sta diventando uno dei punti di eccellenza della Sanità laziale. Secondo i dati diramati dalla Asl, netto è stato l’incremento del numero di pazienti operati dall’Unità operativa reatina entro le 48 ore. Sintomo di fiducia, da parte dei malati, per quanto concerne il trattamento di una tipologia di intervento assai rischiosa, soprattutto per gli anziani. I dati: un incremento dal 16% del 2009 al 61,4% del 2016, raggiungendo, proprio nei primi tre trimestri del 2017, il 70,87%. Molto meglio di quanto avviene negli altri presidi del Lazio: in cui si tocca una percentuale del 60 percento. I numeri raccolti dal Programma Regionale di Valutazione degli Esiti degli interventi sanitari (Prevale) curato dal Dipartimento di Epidemiologia, hanno dimostrato come le lunghe attese per l’intervento corrisponda ad un aumento del rischio di mortalità e di disabilità del paziente. Di conseguenza le raccomandazioni generali sono che il paziente con frattura del collo del femore venga operato entro 24/48 ore dall’ingresso in ospedale. Le Linee guida internazionali concordano sul fatto che i migliori trattamenti delle fratture del collo del femore siano due: l’intervento chirurgico per la riduzione della frattura e la sostituzione protesica. In questo senso, l’Unità di Ortopedia – Traumatologia del de’ Lellis, registra un incremento della mobilità attiva per la chirurgia protesica (circa il 15% della mobilità attiva totale). Ma anche degli interventi di chirurgia maggiore sull’arto superiore e inferiore (circa il 25/30%). Infine un altro fiore all’occhiello: dal 2009 ad oggi si è ridotto il periodo di degenza pre-operatoria per le fratture alla gamba che, dai 10 giorni del 2009, è passata ai 6/7 giorni dell’ultimo anno.
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